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Maurizio Gherardini: “Dopo questi dieci anni ora arrivano le sfide più difficili”

Maurizio Gherardini: “Dopo Questi Dieci Anni Ora Arrivano Le Sfide Più Difficili”

Quali sfide attendono i Raggisolaris nei prossimi dieci anni? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Gherardini, General Manager del Fenerbahce Ulker Istanbul, uno dei massimi dirigenti mondiali della pallacanestro che ha fotografato il mondo della pallacanestro italiana e internazionale, illustrando come deve lavorare una società cestistica anche in ambito giovanile. Gherardini ci aveva già onorati dieci anni fa scrivendo la prefazione del nostro libro “Con il Leone nello stemma – 10 anni di sport a Faenza”, pubblicato nel 2016 quando esordimmo in serie B, iniziando il nostro percorso nel basket di alto livello.

“In questi dieci anni è cambiata la considerazione che si ha dei Raggisolaris – spiega Gherardini – passati da essere un club rookie ad una società che stabilmente occupa posizioni nella zona medio-alta di un campionato importante. È la certificazione di un certo tipo di lavoro, però naturalmente non è sufficiente se qualcuno coltiva dei sogni e dei progetti, perché bisogna incominciare a chiedersi qual è l’obiettivo, dove si vuole arrivare e cosa si vuole ottenere nei prossimi anni”.

Quali sono le strategie per programmare un futuro di crescita sia dal lato giovanile che di prima squadra, radicandosi nel territorio?
“Quello che i Raggisolaris hanno dimostrato in questi anni è sicuramente la capacità di percorrere un sentiero, di organizzarsi e di crescere come club al di là dei risultati. È il peso specifico di chi vi guarda da fuori che certifica la bontà del lavoro e non c’è cosa migliore per un club che vuol crescere. Penso però che adesso la cosa più intrigante e più difficile sia capire quale possa essere il percorso da seguire, per rendersi conto dove si può arrivare nei prossimi dieci anni. E qui viene il bello. Si intrecceranno pareri, dubbi, sogni e programmi, e inizierà una ulteriore sfida come ce ne sono sempre state anche a livelli differenti, quando il club era in campionati inferiori. E tutte le sfide sono da vincere se uno vuole portare avanti un progetto. Quello che Faenza ha fatto fino ad adesso è stato vincere tutte le sfide che ha affrontato, ma da ora diventano sempre più grandi e importanti. È affascinante coltivare certi progetti e certi sogni e provare a raggiungerli ed è un po’ il senso della vita. Il processo è affascinante, ma non è semplice e credo che sarà importante anche tutto quello che il club riuscirà ad organizzare al di fuori del lato prettamente tecnico. Bisogna essere bravi a coltivare un territorio, un pubblico, la qualità di un settore giovanile che può creare stimoli e modelli nei giovani: tutte cose che si devono poi unire per un unico fine”.

Come giudica il lavoro fatto dai Raggisolaris in questi dieci anni?
“Non si può che applaudire quello che è stato raggiunto ad oggi, ma, da romagnolo, mi auguro che Faenza prosegua la crescita e vada avanti, pensando magari come un ulteriore step, quello di avere derby di qualità con le realtà vicine. Poi però non sarebbe sufficiente e bisognerebbe andare oltre. La cosa più emozionante è disegnare le sfide e provare a vincerle. In fondo qui al Fenerbahce è stata la stessa cosa: undici anni fa quando abbiamo iniziato il lavoro, il club non era mai andato ai play off e alla final four di Eurolega poi la voglia di lavorare tutti insieme per un obiettivo comune, ci ha portati a vincere tutto e a rivincerlo e a raggiungere dei risultati che undici anni fa si pensava fossero impossibili. Faenza è una realtà importante e di qualità che in un campionato come quello di B Nazionale è diventata un esempio e adesso bisogna capire le sue ambizioni dove possono portare. Io spero sempre che ci siano realtà che possono puntare a palcoscenici sempre più importanti ed è ancora più bello se sono romagnole. Non bisogna porsi limiti, ma anche vivere i sogni con buon senso”.

In carriera può anche vantare un grande lavoro fatto a livello giovanile, soprattutto a Treviso con la Ghirada, uno dei primi centri di formazione di giovani cestisti nato in Italia, che ha prodotto tanti talenti. Come giudica la crescita della Raggisolaris Academy e quanto è importante far crescere e puntare sui giovani?
“Avere la potenzialità di creare una struttura per i propri giovani credo sia innanzitutto un biglietto da visita fondamentale per una società. Poi c’è la competizione di raggiungere risultati nei campionati e il fatto di avere un impatto sul territorio creando modelli per i giovani e affezionare le persone a questo sport. Avere una propria struttura dove si può sviluppare la qualità del settore giovanile e produrre giocatori servirà moltissimo al club in futuro, perché ogni società deve pensare che qualche pezzo del mosaico da costruire ogni anno, bisogna che provenga dal proprio settore giovanile. Anzi, è fondamentale anche per un discorso di immagine, propaganda e costi, perché anche quelli sono importanti. E quindi il rientro dell’investimento avviene proprio lanciando i giovani che magari un domani diventeranno giocatori importanti, ma che nell’immediato possono contribuire al roster. Una situazione che rappresenta un punto importante nella loro carriera e anche un risparmio nel budget che permette di investire in altri ambiti. Alla Benetton Treviso l’ho vissuto con la Ghirada, primo esempio di sport center dove venivano creati i giovani prima a livello nazionale poi a livello europeo: un anno addirittura abbiamo avuto tre ragazzi del nostro settore giovanile tra le sessanta scelte della NBA. Un risultato che sottolinea quanto credevamo in questa struttura e quanto abbiamo lavorato per svilupparla. Anche se parliamo di livelli diversi, il concetto è sempre lo stesso anche per Faenza”.

Come vede i Raggisolaris tra dieci anni?
“Bisogna creare strutture sostenibili perché un’attività come quella della pallacanestro, ma in generale di qualsiasi sport, non può essere una fonte di preoccupazione e di debiti ogni anno: si deve quindi cercare di trovare un modello gestionale che permetta di fare scelte che riflettano un tentativo di sostenibilità. È per questo motivo che è importante produrre giocatori, espandere una fan base per avere gente che ti segue, sviluppare il marketing, perché un territorio deve poter sostenere una realtà sportiva, e anche i social media e il ticketing devono produrre valore. Tutti questi ambiti devono essere uniti per creare quello che porterà poi a scelte di buon senso per crescere senza indebitarsi più del dovuto, in modo da avere sempre basi solide. Bisogna poi trovare il modello migliore a livello gestionale e investire anche nella crescita come struttura societaria, perchè non lo si fa solamente in campo. Mi rendo conto che il percorso non sia semplice, ma non lo era neanche quando i Raggisolaris dieci anni fa si affacciavano per la prima volta alla serie B e sono comunque riusciti a diventare una realtà importante nel terzo campionato nazionale e a livello giovanile”.

Luca Del Favero

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